Disegnare la propria sfera morale: un esercizio di inclusione
Quanto è inclusiva la nostra comunicazione? Chi o cosa ne rimane (ancora) fuori? La considerazione morale di ciascuno di noi è visualizzabile come una sfera… più o meno ampia.
In aprile, sono stata invitata a partecipare, come relatrice, a una giornata di formazione per i colleghi giornalisti dal titolo Giornalismo e comunicazione inclusiva: gli animali come titolari di diritti. In maggio, sono intervenuta all’interno del corso Anima Animale, promosso e organizzato dalla Scuola Capitale Sociale. In entrambi i casi, ho affrontato il concetto della sfera della considerazione morale. Nello specifico, in relazione agli animali non umani e al modo in cui abitualmente parliamo di loro.
La considerazione dell’altro da noi
Se per l’etica tradizionale l’uomo aveva degli obblighi morali solo verso i propri simili, in seguito la sfera dei destinatari dei suoi doveri si è progressivamente ampliata (1), arrivando a includere tutti gli esseri umani, non solo alcuni. Pensate all’abolizione della schiavitù, per esempio. Poi, la sfera si è ulteriormente allargata fino a comprendere le donne. Meditate sul lungo, faticoso e, credo, non ancora compiuto riconoscimento del loro valore.
Poi, la responsabilità morale si è di nuovo espansa per accogliere al suo interno tutti gli “stranieri”: i portatori di disabilità, gli esclusi per aspetto fisico, genere di appartenenza, provenienza geografica, confessione religiosa, affiliazione ideologica, status socio-economico o età anagrafica, sino a inscrivere coloro che erano parsi estranei sino al momento prima perché compivano scelte di vita moralmente stigmatizzate.
Con le etiche applicate, nate a partire dagli anni Sessanta del Novecento per dare risposte concrete ai problemi della vista quotidiana, nella sfera della considerazione morale sono stati inseriti anche gli altri abitanti del pianeta: gli animali, poi la natura nel suo complesso fino al pianeta stesso.
Purtroppo, questa sfera morale non mantiene la stessa capienza nel tempo e, in determinati periodi storici, può arrivare a restringersi, ricacciando indietro chi prima includeva. E non possiede mai la stessa ampiezza per tutte le persone… Ciò, inevitabilmente, si riflette sul modo in cui comunichiamo. Sulle parole che utilizziamo, sul contenuto che condividiamo, sulle emozioni che trasmettiamo.
Disegnare la propria sfera morale
Veniamo, dunque, al nostro quindicesimo esercizio di etica della comunicazione (qui trovate il quattordicesimo). Obiettivo: comprendere quanto sia estesa o striminzita la nostra sfera di considerazione morale.
Lo spunto per l’esercizio è venuto dalla mia personale esigenza di ampliare il numero di coloro cui riconosco dei diritti da rispettare e verso i quali sento di avere dei doveri morali.
Cosa vi serve?
È un esercizio rivelatorio, perché pensiamo sempre di essere più inclusivi di quanto realmente siamo nella nostra comunicazione. Ecco quanto vi occorre:
- Chi: voi e nessun altro all’infuori di voi.
- Cosa: favorire una riflessione su chi o cosa rientra nella vostra sfera di considerazione morale, quando comunicate, provando a visualizzarla in un disegno.
- Quando: in qualsiasi momento della giornata in cui potete prendervi il tempo necessario per svolgere l’esercizio.
- Dove: in un luogo dove possiate avere a disposizione un tavolo o una scrivania, dato che disegnare mentre spingete il carrello della spesa in un supermercato affollato non è così agevole come potreste inizialmente pensare.
- Quanto: almeno un’ora per riflettere, in tutta onestà, su chi rientra nella vostra attenzione morale, più una ventina di minuti per disegnare la vostra “sfera”.
- Come: con un blocco da disegno, un compasso, una matita e una gomma; non vi consiglio una penna a biro o un pennarello, perché potreste aver bisogno di cancellare e rifare.
- Perché: per mettere nero su bianco il grado di inclusione del vostro agire comunicativo.
L’effetto può essere sorprendente. A patto che… siate sinceri con voi stessi. Sono certa che abbiate ancora qualcuno o qualcosa che non ritenete degno di attenzione morale, dico bene?
In che modo praticare l’esercizio?
Prendetevi un po’ di tempo per pensare a chi includete nella vostra comunicazione. Poi, prendete un foglio bianco abbastanza grande (sono fiduciosa!) e disegnate, aiutandovi con un compasso (o a mano libera), la vostra sfera di considerazione morale, mettendo voi stessi al centro.
Chi si trova subito attorno alla vostra esimia figura? Parenti? Amici? Persone importanti per la vostra vita? Bene, indicatele. Subito dopo questo primo nucleo, chi ritenete meritevole della vostra cura morale? Anche qui, scrivete chi o cosa vi fa battere il cuore in senso etico. E dopo il secondo cerchio di preoccupazione morale, chi o cosa mettete? Proseguite, fino a quando ritenete di aver esaurito tutti i destinatari della vostra responsabilità morale.
La prova del nove che avete detto la verità è controllare come comunicate: tenete conto dei diritti di chi avete incluso nella vostra sfera? Sentite di avere dei doveri verso di loro? Quando sono interlocutori o soggetti della vostra comunicazione, come vi esprimete?
C’è qualcosa da imparare?
È molto utile capire quali siano gli abitanti della propria sfera morale. Perché si può cogliere a che punto si è, nel processo di progressiva inclusione degli altri, e verificare se si comunica con coerenza. Avete presente chi dice «Non sono razzista, però…», «Non ho nulla contro gli omosessuali, ma…», «L’ambiente mi sta a cuore, tuttavia…»? Ecco: forse la loro considerazione morale non si è ancora ampliata a sufficienza per includere chi dicono di non escludere.
Per trarre il massimo da questa pratica di etica della comunicazione potreste, al termine dell’esercizio, datare il vostro disegno. Poi, tra sei mesi, potreste ripetere l’esercizio per vedere se qualcosa è cambiato e confrontare le due sfere. Magari, nel frattempo, avete avuto modo di conoscere meglio e più da vicino un gruppo sociale che prima tendevate a escludere, criticare o disapprovare di brutto.
L’estensione della sfera della responsabilità morale è il risultato di una serie di fattori, tra cui la possibilità di entrare in contatto con gli “esclusi”. A me, per esempio, è capitato grazie ai miei lunghi anni di volontariato, a fianco dei più fragili. Persone che non avevo mai degnato di uno sguardo, hanno iniziato, anno dopo anno, a occupare il mio orizzonte morale. Con mia grande soddisfazione.
Mariagrazia Villa
Approfondimenti
- Mario De Caro, Sergio Filippo Magni, Maria Silvia Vaccarezza, Le sfide dell’etica, Mondadori, Milano 2021.
Crediti fotografici
Foto di Pietro Merola da Pixabay.