Dare i numeri: un esercizio di creatività

Quante volte ci hanno detto che stavamo dando i numeri? Ahahah. E se lo facessimo davvero, così da farci conoscere meglio dal nostro interlocutore?
L’espressione «dare i numeri» è comunemente utilizzata per indicare chi sragiona, straparla e spara cose insensate. E la matematica, poverina, qui non c’entra nulla. Il modo di dire fa riferimento a chi, attraverso i numeri, tenta di divinare il futuro, spesso senza riuscirci. Come fanno gli esperti della cabala, i maghi, gli astrologi, i cartomanti e chi si guadagna da vivere come operatore dell’occulto (con parcelle manifeste).
Nel comunicare con gli altri usiamo sempre le parole, non immaginiamo mai un foglio a quadretti. A chi verrebbe in mente, infatti, di servirsi di cifre per annunciare: oggi sto benone, mi fa un po’ male la pancia, che noia mortale ‘sto collega, devi innaffiare i gerani sul balcone, sbrigati che perdiamo l’autobus? Come sarebbe definire noi stessi, ciò che proviamo e pensiamo, scegliendo dei numeri?
Eccoci al nostro quarto esercizio di etica della comunicazione (qui trovate il terzo). È un compito estremamente creativo, perché ciascuno racconta sé stesso all’altro, adoperando dei numeri e spiegandone il motivo. Ed è pure etico, perché implica sia una riflessione su cosa decidiamo di condividere attraverso la scelta di un simbolo (in questo caso una cifra) sia la necessità di fornire la ragione e il senso della nostra scelta.
Esercizio: dare i numeri
L’idea di questo esercizio mi è venuta, qualche giorno fa, quando ho ripensato al concetto di pensiero laterale (1) e mi sono riascoltata la canzone Do i numeri dello Zecchino d’Oro 2014. Anche le prof universitarie hanno hobby da bambini. Non preoccupatevi! È tutto sotto controllo 🙂
Ecco, punto per punto, cosa vi serve per poter svolgere l’esercizio.
- Chi: voi e l’interlocutore (entrambi numerologi provetti).
- Cosa: il desiderio di condividere chi siete.
- Quando: ogni volta in cui desiderate trovare una via alternativa per farvi conoscere e per conoscere l’altra persona.
- Dove: in un posto in cui possiate essere a tu per tu con qualcuno, tipo davanti a un caffè o a un tè con pasticcini; dal vivo ma anche online.
- Quanto: il tempo che vi serve.
- Come: con creatività, cura, concentrazione.
- Perché: per presentarsi all’interlocutore in un modo autenticamente nuovo e per imparare a motivare il perché delle scelte compiute.
L’effetto è doppiamente positivo. Anzitutto, perché vi dà l’opportunità di scoprire parti di voi che non immaginavate e che siete invitati a indagare attraverso i numeri. Poi, perché vi dà la possibilità di diventare responsabili di quanto affermate. O avrei dovuto scrivere “numerate”?
In che modo praticarlo?
Questo esercizio è da fare in due, perché sia davvero efficace. Più il numero di interlocutori aumenta, più il compito tende a diventare un passatempo curioso, da vivere senza la dovuta riflessione.
Ciascuno di voi deve scegliere 5 numeri che siano rappresentativi di un aspetto legato a queste aree della propria esistenza:
- Carattere
- Relazioni
- Lavoro
- Interessi
- Dolore
Per esempio: per il mio carattere, direi 27; per le relazioni, 3; per il lavoro, 1.000; per gli interessi, 7; per il dolore, 0. Naturalmente i numeri non vanno scelti in base alle quantità che rappresentano, ma al simbolo che per voi possiedono. Se scelgo 0 per il dolore, non significa che non soffro mai. Seeeee, non sono un personaggio dei cartoni: ho sofferenze e fragilità e ferite, come ogni altro essere umano che cammini su questa Terra. Lo 0 simboleggia il mio costante desiderio di accerchiare il dolore, abbracciandolo, per poi metabolizzarlo (che non sempre ci riesco, eh, ma almeno ci provo!).
Dopo aver scelto il numero, lo dovete raccontare al vostro interlocutore. E lui o lei dovrà fare altrettanto. Mi raccomando: siate dettagliati, precisi, minuziosi. Prendetevi tutto il tempo. Scommettiamo che, alla fine, farete scoperte straordinarie?
C’è qualcosa da imparare?
Con questo esercizio s’impara a osservare sé stessi da un’altra finestra: quella dei numeri che, immagino, non utilizzate mai. Tutte le volte in cui cambiamo inquadratura, il paesaggio muta. E abbiamo la possibilità di riflettere meglio su chi siamo noi e su chi è l’altro che interagisce con noi.
In un mio libro dedicato alla buona comunicazione, ho parlato di etica delle cinque R (2). Sapete qual è la prima parola chiave che inizia con la lettera R? Il Riconoscimento. Di sé e dell’altro. Senza sapere, infatti, chi è colui o colei che comunica e a chi si comunica, non può esserci alcun dialogo moralmente appropriato.
Buona conta delle anime, dunque! Non discendiamo tutti dai Sumeri?
Mariagrazia Villa
Approfondimenti
(1) Edward De Bono, Creatività e pensiero laterale, Bur, Milano, 2001 (prima edizione, in inglese, pubblicata nel 1970).
(2) Mariagrazia Villa, Il giornalista digitale è uno stinco di santo. 27 virtù da conoscere per sviluppare un comportamento etico, Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2018.
Crediti fotografici